11.11.09

Le aziende e il search marketing: come si muovono, come investono

Autunno, tempo di budget per molte di quelle aziende che hanno l'anno fiscale corrispondente all'anno solare.
E come sempre anche noi che lavoriamo nel mondo del search marketing ci troviamo a porci la solita domanda: come si muoveranno il prossimo anno le aziende nei motori? Quanto investiranno? Per ottenere quali risultati? Come vincere i loro budget?
La cosa curiosa è che, ovviamente, domande simili se le stanno ponendo anche lato aziende: come investire nei motori? Quali gli indicatori di performance più pertinenti da adottare? E cosa staranno facendo -investendo quanto?- i nostri concorrenti? Per ottenere cosa?
Per dare una risposta a molte di queste domande e capire cosa potrebbe riservarci il 2010, in Sems abbiamo voluto fare un'indagine di mercato (che puoi scaricare seguendo il link in calce a questo post) e, grazie al prezioso supporto di OTO Research per la realizzazione e di MyMarketing.Net, il portale italiano del marketing, per averci consentito di intervistare via e-mail gli iscritti alla sua comunità, abbiamo ottenuto una serie di riscontri interessanti.
L’obiettivo della survey era in realtà molteplice: da una parte capire come investano in search marketing, e con quale consapevolezza, le aziende italiane.
Dall’altra capire anche a chi spetti più frequentemente, in seno a un’azienda, il compito di valutare e decidere il budget da destinare ad attività legate alla ricerca online (che, ormai, non avviene più solo nei motori ma anche, ad esempio, nei social network) e quali indicatori di performance adottare.
La ricerca, svolta alla fine di Ottobre (in tempo utile per poterla poi presentare in anteprima allo scorso IAB Forum a quanti hanno visitato il nostro stand) si basa su un campione di 237 interviste convalidate. Il numero è certamente esiguo e non può essere rappresentativo della realtà dei fatti. Ma sia per il fatto che, tra quanti hanno risposto, vi si trovino rappresentate tanto le micro imprese quanto le grandi aziende italiane di respiro internazionale (senza dimenticare i “pure player” del Web), sia per una certa corrispondenza, in termini di budget investiti, con i dati di altre fonti, il quadro ottenuto è attendibile e mostra ancora ampi margini di crescita.
(Nota: essendo interessati alle risposte delle aziende, abbiamo cercato di filtrare quanto più possibile i form compilati da agenzie).

Sulla base di quanto emerso dalle interviste, ad oggi solo la metà delle aziende italiane (46% per la precisione) si sta muovendo con attività di marketing e advertising nei motori, mentre il 34% non è ancora attiva ma nutre un buon interesse e potrebbe essere proprio il 2010 l’anno del loro sbarco nei motori, quantomeno per la metà di quelle non ancora attive, con il keyword advertising in testa (anche per ragioni di semplicità e di economicità).
Interessante notare come sia cresciuto il numero di aziende che, quando si parla di search marketing, investono sia in SEO sia in keyword advertising; stando ai dati della survey, sono ben il 77% di quante si muovono nei motori, a dimostrazione di come l'utilità e l'efficacia delle sinergie "natural" + "advertising" nella pagina di risultati sia sempre più compresa e cercata da chi investe in SEM.

Quali sono gli obiettivi che vogliono perseguire le aziende italiane investendo in search marketing? E gli indicatori di performance che adottano sono i più adatti per verificare se siano in linea con ciò che vogliono raggiungere?
Le aziende oggi non attive in SEM inizierebbero soprattutto con l’obiettivo di incrementare i contatti e di rafforzare la brand image dell’azienda; un dettaglio, quest’ultimo, interessante, visto che finora il search marketing è stato considerato soprattutto come uno strumento di direct response.
Gli obiettivi delle aziende che investono in SEM. Scarica gratuitamente la survey per vedere tutti i grafici a una risoluzione maggiore
Le aziende già attive nel search marketing si muovono con obiettivi più concreti (frutto anche dell’esperienza acquisita sul campo), essenzialmente per ampliare la base clienti, incrementare complessivamente le vendite o, quantomeno, per aumentare il numero di contatti da cercare di convertire e fidelizzare.
Che poi vi sia una difficoltà per molte aziende a misurare se questo si riesca ad ottenere o meno è evidenziato dal fatto che, ad esempio, il principale KPI (key performance indicator) per le aziende attive in progetti SEO sia il posizionamento raggiunto tra i risultati di ricerca, sicuramente tra i parametri più facili da verificare, ma assolutamente inadatto a una misurazione efficace del ROI.
Gli indicatori di performance più frequentemente adottati dalle aziende che investono in SEM. Scarica gratuitamente la survey per vedere tutti i grafici a una risoluzione maggiore

Da notare come, in molti casi, la posizione occupata sia un KPI anche per quanto riguarda le campagne di keyword advertising, unitamente al tasso di click sugli annunci (CTR), indicato al quarto posto alle spalle di due indicatori invece più attinenti, il ROI e i costi di acquisizione.
Quanto agli strumenti utilizzati per misurare le attività in atto, il 57% degli intervistati usa una piattaforma di web analytics di tipo “free” (come Google Analytics, Yahoo Analytics, Shinistat e similari), il 23% strumenti interni di intelligence, il 20% la reportistica fornita dall’agenzia, il 10% una piattaforma di web analytics più sofisticata e a pagamento (Omniture, Webtrends, ImetriX, Trackset e altre).
Gli strumenti di analytics più frequentemente adottati dalle aziende che investono in SEM. Scarica gratuitamente la survey per vedere tutti i grafici a una risoluzione maggiore
Andando ancora più sul sofisticato, solo il 13% delle aziende utilizza oggi strumenti di attribution modeling, con i quali poter stimare quanto pesino effettivamente le varie attività di marketing e advertising online sui risultati raggiunti e, di conseguenza, poter investire meglio il budget in funzione del peso di questi canali.
Il 59% delle aziende non le utilizza e non è interessata, interesse che nutre invece il 15% delle imprese, bloccate però dal non avere le competenze per implementarlo. Il rimanente 15% utilizza come parametro di attribuzione il cosiddetto “ultimo click” (e qui sono i motori a farla da padrone, visto che è passando attraverso i search engines che si concretizzano molti acquisti stimolati da pubblicità su altri media; puoi vedere, a questo proposito, la survey di SEMS e OTO sul rapporto che gli italiani hanno con i motori di ricerca: http://www.sems.it/sems-motori-acquisti-2009.htm).

Da un punto di vista operativo, il 58% delle aziende attive nel search marketing gestisce tanto il SEO che il keyword advertising internamente (il 28% utilizzando, per il keyword advertising, una piattaforma che aiuti nella gestione delle campagne). Il 12% gestisce internamente il keyword advertising e si avvale di un’agenzia per il SEO, mentre il 10% si avvale di agenzie multi servizi in grado di supportarle anche in ambito motori. Solo il 9% si affida in toto a un’agenzia specializzata.
Tra le aziende che stanno pensando di investire in SEM, il 31% non ha ancora deciso se gestire internamente l’attività o affidarsi a un’agenzia; il 32% gestirà internamente l’attività, il 16% si farà supportare da agenzie non specializzate, il 14% si avvarrà del supporto di agenzie specializzate.

Quanto al budget da destinare ad attività nei motori, questo è definito solitamente a cavallo tra la fine dell’anno e l’inizio di quello successivo (65%, con il 45% che però rivede i budget periodicamente sulla base di obiettivi e risultati). Solo il 20% ha un budget aperto perché direttamente legato ai risultati generati dall’attività (come nel caso dei progetti cosiddetti “pay per performance”).
Ma quanto hanno investito nel 2009 le aziende intervistate in SEM? La maggior parte (60%) non ha superato la soglia dei 10.000 €, con un altro 18% che si è mosso con un budget tra i 10.000 e i 25.000 €. Solo il 5% delle aziende, quasi sempre “pure player” o aziende che hanno modo di legare i budget ai risultati, ha investito più di mezzo milione di Euro.
Gli investimenti in SEM delle aziende italiane nel 2009

Investire in search marketing è fruttuoso? A giudicare dall’elevato livello di soddisfazione (a fronte dello 0% di insoddisfatti tra i rispondenti) e dalla propensione a incrementare gli investimenti si direbbe proprio di sì: il 20% delle aziende si dichiara molto soddisfatto dei risultati ottenuti e il 65% è abbastanza soddisfatto del ROI dalle attività nei motori. Solo il 15% delle aziende si è detto poco soddisfatto.
Per il 2010 il 61% ha intenzione di incrementare gli investimenti in search marketing, mentre solo il 3% li diminuirà (anche gli scontenti, quindi, vedono comunque il search marketing come fondamentale e preferiscono non tagliare il budget SEM).
Il livello di soddisfazione delle aziende italiane che investono in SEO e in keyword advertising.
Scaricare gratuitamente un copia della ricerca sugli investimenti delle aziende italiane in search marketing (formato .pdf).

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Informazione, controinformazione e motori di ricerca

In una delle tante interviste pre IAB Forum che ho rilasciato nelle scorse settimane, a proposito delle possibili future evoluzioni dei motori di ricerca, ho segnalato come gli algoritmi dei motori di ricerca potranno affinarsi sempre più, ma rimarrà comunque difficile per noi utenti, fruitori dei risultati di ricerca, riuscire a distinguere le informazioni utili da quelle inutili e, soprattutto, quelle vere da quelle false.
Questa mia dichiarazione, un pensiero che è comune a molti addetti ai lavori, mi è tornata in mente leggendo ieri mattina, in prima pagina su "Il Sole 24 Ore", l'articolo "L'influenza ha il vaccino, le 'bufale' ancora no", laddove Riccardo Chiaberge scrive che "se provate a digitare su Google 'vaccino' o 'vaccinazioni', vi si rovescerà addosso un torrente di allarmismo fangoso, legioni di démoni scatenati e di bestie dell'Apocalisse".
Non entro nel merito della questione vaccini perchè non è il mio mestiere, mentre invece da addetto ai lavori, e non soltanto grazie alle ricerche che annualmente facciamo sull'utilizzo dei motori di ricerca, posso confermare una cosa: l'affermazione "se lo dice Google è vero" indica una realtà di fatto anche in Italia.
Così come, lato business, le persone ritengono che se un'azienda è in testa ai risultati per una parola chiave legata a un certo business, allora quell'azienda è leader di quel settore, alla stessa stregua molte persone, che vedono in Google quello che i nostri avi vedevano negli oracoli, pendono dalle labbra dei risultati di ricerca e, non avendo spesso modo di verificare, tendono a prendere per oro colato le informazioni che trovano; questo perchè "è la risposta di Google alla mia ricerca".
Non sapendo, però, che quelle informazioni potrebbero trovarsi in testa ai motori non perchè le più attinenti e rilevanti in assoluto, ma perchè "spinte" ad esempio da movimenti di opinione (l'esempio più noto è il "miserable failure" di Bush, che Wikipedia spiega bene) e/o frutto di attività specifiche di posizionamento messe in atto da chi ha interessi specifici nel portarle all'attenzione di chi cerca.
Il tema "salute" non è immune da questo fenomeno.
Da una parte, infatti, Sergey Brin, uno dei fondatori del più noto dei motori di ricerca, in passato aveva dichiarato di conservare, tra i ricordi più belli, un'email ricevuta da una persona che lo ringraziava perchè le informazioni trovate su Google avevano consentito di salvare una vita umana (e sono moltissime le persone che, proprio grazie a ricerche nei motori, arrivano a dettagli e cure ignoti a molti medici). Dall'altra gli ordini dei medici di un po' tutto il mondo si interrogano su come porre un freno alla tendenza sempre più dilagante di andarsi a cercare online la cura (con rimedi, a volte, peggiori del male) bypassando la medicina tradizionale.
In conclusione, rendendomi conto di far parte di quella categoria che viene definita di "manipolatori di risultati di ricerca" (ma le agenzie SEO serie, così come molti professionisti freelance, hanno un proprio codice deontologico) e che più volte è stata nell'occhio del ciclone, non posso che ricordare che i motori di ricerca sono uno strumento eccezionale per arrivare a quelle informazioni che possono esserci utili per prendere una decisione, ma non sono perfetti nè infallibili. Né lo saranno mai.
Sta a noi utenti porci sempre di fronte al motore "cum grano salis", con buon senso. Cosa che, purtroppo, non sempre viene fatta.

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