25.8.09

Amarcord SEO

Attraverso il Tagliablog sono arrivato all'articolo di SEOmoz "Perfecting Keyword Targeting & On-Page Optimization".
Dopo averlo letto attentamente e dopo essere andato a riguardare alcuni siti che avevo realizzato alla fine degli anni '90 prima di trasferirmi a Milano, non ho potuto che fare questa considerazione: il SEO on-page è cambiato veramente poco in questi 10 anni, nei suoi elementi di base.
Se escludiamo il recente "rel=canonical" e il recentemente sminuito "rel=nofollow" (che nell'articolo non viene infatti neanche citato), tutto il resto lo si poteva leggere così come riportato da SEOmoz già in molte guidelines SEO della fine del secolo scorso.
Già allora, ad esempio, il meta tag "keywords" andava perdendo di importanza mentre le URL brevi e "parlanti" con kw incluse erano più efficaci di URL kilometriche o numeriche. Erano più efficaci, è vero, i commenti HTML e i link nel footer, mentre per dare il giusto ordine ai contenuti della pagina (prima i testi, poi i link, quindi tutto il resto) si ricorreva a intricati giochi di tabelle, arrivando addirittura a portare gli elementi grafici su file .js esterni. Complicazioni che oggi si possono brillantemente bypassare attraverso i CSS.

Ma cosa è cambiato, quindi, generalmente in questi ultimi 10 anni?
A livello di sito nella sua interezza, oggi il SEO lavora molto anche a livello di information architecture e di usabilità. Cosa che, dieci anni fa, non si considerava se non superficialmente (il termine "sito brochure" ti ricorda qualcosa?:-).
Non si lavora più solo sui contenuti testuali nella pagina HTML del sito ma anche su foto, file .pdf e in formato office, nonchè sui contenuti multimediali (la cosiddetta "digital asset optimization").
Inoltre si cerca di coinvolgere l'utente dandogli l'occasione di creare contenuti aggiuntivi (UGC, user generated content), la cui originalità è un valore aggiunto (pensiamo, ad esempio, ai commenti che si possono lasciare sulle strutture alberghiere proposte da Expedia e similari).

L'avvento di Google ha invece dato vita e risalto a quelli che sono i cosiddetti criteri "off site/page", il cosiddetto "link building/link baiting".
Questo sì caratterizzato da un'evoluzione frenetica, tanto da rappresentare la passione e la disperazione di ogni SEO. Se oggi SEOmoz scrivesse un articolo sui criteri off-page più efficaci (magari l'ha fatto ma mi è sfuggito), sarebbero pochi i punti in comune con quanto si faceva solo un paio di anni fa, e magari ancora meno rispetto a quanto si faceva un lustro addietro.
Al link building possiamo aggiungere oggi, infine, tutto quello che è il mondo dei cosiddetti social media e l'influenza che hanno sulla rilevanza di un sito e dei suoi contenuti agli occhi dei motori di ricerca. In attesa delle prossime, imminenti e immancabili novità.

Ps: in questa rapida carrellata sicuramente mi sono dimenticato qualcosa: puoi utilizzare i commenti per aggiungere elementi che ritieni importanti e che non compaiono nel mio post.
Ps1: mi riferisco al cosiddetto SEO "white hat". Perchè, quanto a "black hat", in questi anni se ne sono viste di tutti i colori:-)
Ps2: le stesse considerazioni su quanto poco sia cambiato il SEO nel corso degli anni le ha espresse anche Matt McGee in un articolo su SearchEngineLand. Matt conclude l'articolo con una considerazione che, nella sua apparente banalità, è invece la chiave di volta di molti successi SEO: l'attenzione ai dettagli, anche i più piccoli.
What separates “good” SEO from “great” SEO is often in the details. That’s where you’ll find the true value of the SEO factors survey — in learning the little things that competitors may have overlooked.

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Evoluzione dei sitelink di Google e nuove opportunità

Una delle prime richieste che molti clienti ci fanno quando si tratta di SEO è quella di poter avere un maggiore controllo sui sitelink (i "mini link" -fino a un massimo di 8, incolonnati o, più recentemente, fino a 4 in linea- a risorse interne del sito) che Google pubblica abbinati alla home (o alle pagine principali) del proprio sito; oppure, qualora un sito non li abbia, di poterli avere per le pagine che l'azienda vuole spingere.
Lo scopo, infatti, è quello di far arrivare più facilmente e velocemente l'utente a quelli che più probabilmente possono essere i contenuti di suo interesse, così che più facilmente possa compiere le azioni che sono invece di interesse dell'azienda.

Un esempio di sitelink: attraverso questi gli utenti possono arrivare direttamente alle sezioni interne più rilevanti, senza dover passare per la homepage.

In questi giorni su diversi blog e forum (qui la fonte originale) si è parlato della possibile nuova evoluzione dei sitelinks, in grado di puntare ora -limitatamente ai contenuti di Wikipedia, al momento- anche agli anchor tag di una pagina.
Di fatto, soprattutto quando si tratta di pagine molto lunghe e ricche di contenuti, potrebbero esservi quindi più sitelink che puntano a diverse sezioni delle stesse, mentre oggi non vi è più di un sitelink che che punti alla stessa URL.

Ciò che invece non ha avuto lo stesso risalto (forse perchè al momento applicato a siti di certe dimensioni e ben strutturati), a quanto mi hanno confermato i nostri Roberto e Federico, è che dall'inizio dell'estate, nel pannello degli strumenti per webmaster di Google, è possibile visualizzare e gestire gli eventuali sitelink delle pagine interne di un sito (che Google ha iniziato a pubblicare all'inizio del 2009), senza dover ricorrere a soluzioni quali splittare le aree del sito su più account (come ho fatto ad esempio per questo blog, rispetto a quello che avrebbe dovuto essere il sito search-marketing.it).

Questa novità allarga notevolmente le potenzialità dei risultati naturali come strumento di marketing e comunicazione: attraverso una corretta gestione dei sitelink, infatti, si potrebbe lavorare ad esempio in ottica branding per le pagine più istituzionali di un sito, ed in ottica performance invece sulle pagine di prodotto, come nell'esempio sottostante in cui, a chi ha cercato "gratta e vinci", Google propone un più ampio ventaglio dell'offerta di Lottomatica in questo campo rispetto al proporre una sola pagina di prodotto.

Un esempio di sitelink abbinati ad una pagina interna, in questo caso la pagina dei Gratta e Vinci di Lottomatica

Esperimenti sono in corso viste le notevoli potenzialità dello strumento. Il limite, come spesso capita, è solo la fantasia.

Aggiornamento del 26/08: Google sta facendo alcuni esperimenti di sitelink abbinati ai link sponsorizzati in posizione "premium" (quelli sopra i risultati naturali, per intenderci). Dovresti riuscire a vederne un esempio qui, mentre qui c'è la fonte originale.

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12.8.09

SES San José - prima giornata

Se c'è una cosa che caratterizza noi italiani, è il vedere l'erba del vicino sempre più verde.
Questo vale anche nel campo del search marketing, dove siamo abituati a guardare i player del settore dal basso verso l'alto, illudendoci che siano chissà quanto all'avanguardia e che abbiano chissà quali budget...
Ok, quanto a budget è vero, basta superare le Alpi e già le cifre che circolano sono diverse; se andiamo oltremanica o addirittura oltreoceano, il confronto diventa quasi imbarazzante anche se, va giustamente detto, anche la dimensione e il valore dei mercati è tutt'altra cosa, poco a che vedere con la realtà nostrana.
Ma per il resto le problematiche che vengono affrontate quotidianamente sono le stesse che viviamo in Italia, nè più, nè meno.
Ne ho avuto l'ennesima conferma ieri nella prima giornata dello SES San Josè, in due situazioni.
La prima: nelle attività SEO, da noi come da loro, far implementare alle aziende clienti le raccomandazioni fornite è una vera e propria sfida. I dipartimenti IT sono frequentemente, anche da loro come da noi, delle BPU (business prevention unit).
E proprio pensando a questo mi sono reso conto del perchè la maggior parte delle grandi agenzie USA non si fa pagare a performance, cosa che è invece frequente in Europa: perchè non vogliono prendersi rischi inutili, sapendo che non hanno direttamente il controllo su quanto sarà effettivamente implementato. Inoltre si suppone che il cliente, sapendo che dovrà comunque pagare l'agenzia, si darà più da fare a mettere in atto ciò che viene consigliato (questo in teoria: nella pratica...).
Paul Wilson, chief revenue officer di iProspect, ha dichiarato che, nel loro portfolio clienti, solo il 5% ha un contratto che prevede parte della remunerazione legata a una qualche forma di performance.

La seconda: la costante difficoltà a far percepire ai clienti la vera rilevanza delle attività di search marketing e tutto il lavoro che c'è dietro.
Se pensiamo che i chief marketing officer delle grandi multinazionali americane, quelli che decidono quale tempo farà nel mondo del marketing e dell'advertising, pensino ai motori di ricerca alla stessa stregua degli altri mezzi, ci sbagliamo anche qui. E se a dire che, nella mente dei CMO che contano, il search marketing occupa meno del 1,5% dei loro pensieri è Brian Fetherstonhaugh, CEO worldwide di OgilvyOne, uno che queste persone le bazzica da anni, c'è da crederci.
Fetherstonhaugh che, tra il serio e il faceto, ha delineato i 3 comportamenti che gli addetti ai lavori assumono solitamente di fronte a questa situazione:
- si piangono addosso perchè non vengono capiti/ascoltati
- incassano e non fanno nulla per migliorare la situazione (se non ricordo male, la frase esatta era qualcosa del tipo "attendono che muoiano i CMO attuali")
- si adoperano per cambiare le cose.

Per il resto l'atmosfera di questo evento (la cui tappa californiana, il prossimo anno, si terrà a San Francisco a non più a San José) è più sobria rispetto agli altri anni, ma non per questo meno produttiva e ricca di spunti, tanto è vero che ci ho messo 5 ore stamani (l'insonnia da fuso orario ha agevolato:-) a sistemare tutti gli appunti presi ieri da distribuire poi nella newsletter interna di Sems.
E se non scrivo di più adesso è solo per una questione di tempo, visto che sta per iniziare la seconda giornata. Vedrò di recuperare qualche altro spunto di rilievo nei prossimi giorni.

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11.8.09

Google Caffeine e Facebook che compra Friendfeed

Devo dire che c'è voluto veramente poco, una volta finita la mia "zona d'ombra informativa" dovuta al lungo viaggio da Milano a San José, per capire che no, alla conferenza che mi appresto a seguire l'argomento principe delle discussioni non sarebbe stato l'accordo tra Microsoft e Yahoo. C'è voluto giusto il tempo, arrivato in hotel, di salutare alcuni conoscenti e colleghi per capire che i big player del settore hanno approfittato della cassa di risonanza di questo evento (che vede rappresentati sia gli addetti ai lavori che gli investitori pubblicitari) per comunicare qualcosa.
Nello specifico, Google ha lanciato la preview di "Caffeine" (qui la preview e qui un articolo con maggiori dettagli), l'architettura di nuova generazione su cui si baserà Google, che promette, tra l'altro, ancora maggiore velocità nell'indicizzare e pubblicare nuovi contenuti nei risultati di ricerca.
Mentre Facebook, che ormai ritengo a tutti gli effetti un player della ricerca online visti gli sforzi che sta facendo in questa direzione (se c'è un player che può realizzare la cosiddetta "social search", quello è proprio Facebook), dopo il fallito assalto a Twitter ha acquisito Friendfeed, nota piattaforma di content sharing caratterizzata da un efficace motore di ricerca in tempo reale (qui la notizia riportata dal quotidiano San José Mercury News visto che, come facilmente immaginabile, tutti i protagonisti hanno sede nella Silicon Valley).
Nessuna di queste grandi novità sconvolgerà nell'immediato il settore da un punto di vista dell'utente finale, mentre di sicuro molto si starà muovendo (o accelerando) nei piani strategici dei big per quanto riguarda i progetti di acquisizione. Ad esempio, la novità di Facebook spingerà Google con maggiore insistenza verso Twitter (la voce di gossip più scontata e diffusa)? Anche perchè le acquisizioni non servono solo per rafforzarsi ma, anche, per potersi togliere di torno possibili, futuri, scomodi concorrenti.
Vedremo.

Nota su Caffeine: poco utile, al momento, voler vedere come cambieranno i risultati in lingua italiana su google.it con Caffeine. Come spiegato anche da Matt Cutts, al momento la preview è solo per google.com.

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9.8.09

Next stop: San Jose' (2009)

Quello di trascorrere ogni estate almeno una settimana nella Silicon Valley in occasione del Search Engine Strategies di San José (con giornata conclusiva di ferie a San Francisco) è un mio appuntamento fisso di ogni estate da molti anni ormai. Sicuramente almeno dal 2004, a giudicare dalla data della t-shirt della conferenza che oggi, neanche a farlo apposta, ho tirato fuori dall'armadio.
L'edizione di quest'anno dello SES californiano si preannuncia particolare, visto l'accordo raggiunto tra Microsoft e Yahoo sul tema search. In molti sfrutteranno quest'appuntamento per capirne di più parlando direttamente con i protagonisti (la sede di Yahoo, come quella di Google, è a pochi chilometri di distanza da San José), e cercheranno di capire dalle parole dei ragazzi di Mountain View quanto realmente Google tema questa nuova alleanza (che, se non erro, deve però ancora avere l'ok dell'antitrust statunitense). Per quanto mi riguarda, cercherò di capire quanto tempo (magari anni?:-) ci vorrà prima che questo deal abbia valenza anche per il mercato italiano.
Tornando alla "grande G", quest'anno non ci sarà il "Google Dance Party", la grande e sfarzosa festa che veniva organizzata al Googleplex nei giorni del Search Engine Strategies (festa tanto "cult" da portare a iscriversi alla conferenza -bastava anche il ticket gratuito per l'area espositiva, l'importante era figurare tra gli iscritti allo SES per avere accesso alla festa- anche persone che col mondo del SEM nulla avevano a che fare).
La festa, arrivata a costare anche oltre 1,5 milioni di Us$, non si terrà per rispetto alla situazione di crisi economica e a quanti, anche in Google, hanno perso il posto di lavoro.
Quanto alle novità dell'evento, ogni anno è stato caratterizzato da un focus particolare sulla tecnologia: dopo il bid management e la web analytics degli anni scorsi, quest'anno il focus si sta portando sul cosiddetto "attribution management". Attribuire cioè, attraverso piattaforme opportunamente settate per tracciare tutte le attività di advertising, quale "peso" abbia avuto negli obiettivi perseguiti ognuno dei canali in cui ci si è mossi .
Nel caso specifico del search marketing, ad esempio, capire se dietro la conversione avvenuta in seguito a una visita dai motori ci sia stato un contributo rilevante di altre attività promozionali (es. lo spot tv che stimola l'utente a cercare su Google), così da indirizzare correttamente gli investimenti pubblicitari.
Ci saranno poi le ennesime sessioni sul tema "semantic search", argomento da anni in voga ma che ancora non ha fatto registrare concreti passi in avanti...
Poco male, quantomeno avrò qualcosa di "fresco" da scrivere in una proposta commerciale che vede anche questo argomento tra i punti chiave;-)
Vedremo poi cos'altro scaturirà dalle chiacchiere in loco con i colleghi di tutto il mondo.

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