8.4.09

Il discorso di De Bortoli al CorSera e il rapporto con il Web

Prima di essere "rapito" dal Web e dai motori di ricerca, sono stato per tanti anni giornalista (pubblicista) freelance. Di quelli, per intenderci, capaci di passare il giorno e la notte correndo dietro alle sirene dei carabinieri, delle ambulanze, dei vigili del fuoco alla ricerca del fatto di cronaca da riportare; pagato poche migliaia delle vecchie lire ad articolo ma con il sogno di conquistare il posto in redazione e un contratto da professionista.
Una professione, quella del giornalista, da sempre bistrattata (spesso, onestamente, a ragione) e quasi delegittimata da quando, grazie al Web, ognuno può dare facilmente libero sfogo e visibilità ai propri pensieri e opinioni.
Ho letto con curiosità e interesse il discorso che Ferruccio De Bortoli ha tenuto ieri alla redazione del Corriere della Sera per il suo ritorno alla guida del più importante quotidiano italiano. Un discorso in cui De Bortoli non ha mancato di fare riferimenti al ruolo del giornalista in un mondo, quello odierno, in cui il Web è centrale nella divulgazione delle informazioni; dove strumenti quali gli smartphone consentono di avere accesso ovunque in tempo reale alle news e Twitter è diventato l'arma vincente del citizen journalism.

I passi a mio avviso più interessanti:

Abbiamo, e l’ho notato con frequenza sulla stampa italiana, scarsa attenzione per la qualità della scrittura e la comprensibilità dei testi. Stentiamo a riconoscere i nostri errori. Spieghiamo poco: l’informazione è anche un utile strumento di lavoro. Il lettore cerca in un giornale una chiave di interpretazione della realtà che lo circonda, diversa da quella che ha in televisione, sul computer, sul blackberry e sull’i Phone. Ma se noi gliela rendiamo ancora più difficile e oscura, ripetendo senza valori aggiunti ciò che il lettore ha visto e ascoltato su altri media o sulla free press, perché dovrebbe continuare ad acquistarci?

Viviamo in una stagione nella quale l’informazione è una commodity gratuita, purtroppo. La si può avere ovunque. La nostra unica salvezza, ma anche la nostra grande opportunità, è spingere su una informazione di qualità, con notizie, approfondimenti e inchieste. Una informazione di qualità che si integri meglio con la Rete. Ma sia difficilmente replicabile e giustifichi il suo valore d’uso. Noi dobbiamo spingere al massimo, ancora di più di quanto abbiate fatto finora, nell’integrazione fra web e carta. Ma distinguendo di più fra i due mezzi. Affinché il primo non soffochi la seconda e la Rete costituisca la difesa e la promozione, con tutte le modalità multimediali, di un grande marchio di qualità come il Corriere della Sera.


I giornali sono in crisi. In tutto il mondo. Ma non sono mai stati così letti, su carta e sul web, come oggi. Ci sarà una ragione se un navigatore sceglie, per avere un’informazione certificata, una testata storica. Vuol dire che quella testata è credibile, affidabile. I giornalisti devono affrontare la sfida, mettersi in gioco, uscire dalle protezioni corporative. Chiedetevi quanti giornalisti professionisti, con regolare contratto, lavorano sulla Rete che ha in Italia più di 22 milioni di utenti. Poche decine. Beh, qualcosa non va. Anche nella nostra capacità di riflettere sulla sfida della multimedialità. Siamo indietro, molto indietro, cari colleghi. Pensiamo soltanto alle grandi potenzialità informative dei palmari e dei telefonini full screen.


Vi dev’essere una ragione profonda che lega il lettore al proprio quotidiano. E questa ragione sta nella qualità e nella credibilità dell’informazione. Nella capacità del giornale di rappresentare la comunità a cui si rivolge. [...] Però, ve lo dico subito, bisogna essere più umili, mettersi di più nei panni di chi legge, avere la pazienza di rispondere alle mail, per esempio. Ogni lettore va curato personalmente, non deve mai sentirsi abbandonato dal proprio quotidiano. Perché poi non torna più. E perché, ricordatevi, nella Rete il lettore sta un gradino sopra di noi. E’ insieme navigatore, utente, consumatore, certificatore e persino giornalista. Qualche volta migliore di noi. Guardate con interesse il fenomeno dei social network e del citizen journalism. Non con sufficienza. Nel minuto successivo alla scossa del terremoto in Abruzzo c’erano già otto persone che l’avevano comunicato, facendo i cronisti, su Twitter.


Qui il video del discorso di De Bortoli, qui invece la trascrizione.

Etichette: ,

Blog Widget by LinkWithin