29.3.06

Su cosa si focalizzano le agenzie SEM?

Mentre alcune agenzie SEM puntano ormai con decisione unicamente sul keyword advertising, vista la sempre crescente difficoltà del SEO, alcuni player di primo piano d'oltreoceano si muovono in maniera opposta. Did-it, ad esempio, famosa per l'expertise nella gestione di campagne di search advertising attraverso la propria piattaforma Maestro (il primo tool di bid management che ho valutato, nell'estate 2003), ha da qualche tempo deciso di trasformarsi in SEM agency a ciclo completo aggiungendo anche una unit specializzata in organic SEO.
Sempre più SEO anche per iCrossing, che, comunicando l'ingresso di nuove figure di spicco nel proprio board, ha sottolineato
While the search marketing industry is focused on paid search, iCrossing wants to differentiate itself by focusing on the much-larger natural search market. Eighty percent of consumers click on the natural search results, not the paid listings, Herzog said.
"We've got to get people as cost effectively as we can to a brand's Web site," Rosenblatt said. "It sounds simple, but that's not where most people are focusing."

Arriva il local search di Msn Italia

Msn ha presentato nei giorni scorsi la funzione di ricerca locale (local search, ancora in beta) del proprio motore.
L'utilità della funzione di ricerca locale? Poter trovare più facilmente una risorsa, un prodotto o un servizio (ed. un idraulico, un dentista, un elettricista, una pizzeria) vicino al luogo in cui ci si trova; decisamente comodo soprattutto se si è nuovi nell'area in cui si vive (ad es. ci si è appena trasferiti) o se si viaggia spesso per lavoro.
L'advertising della ricerca locale di Msn è fornito da Seat Pagine Gialle, il cui vasto database di inserzionisti sul territorio è sicuramente un utile complemento.
"Prenderà" anche in Italia la local search? Ad un Search Engine Strategies dello scorso anno negli Usa (non ricordo più quale, e non ricordo più l'esatta fonte), dicevano che, nonostante la ricerca locale fosse un servizio giovane, lanciato da poco ed in molti casi ancora in piena evoluzione, già il 7% delle ricerche statunitensi passava attraverso il local. Un dato non da poco, anche se recentemente mi è capitato di vedere proiezioni di società di ricerca che vogliono l'advertising abbinato alla ricerca locale non decollare come ci si sarebbe aspettati.
Per quanto riguarda la mia esperienza, mi capita frequentemente di avvalermi della local search dei principali motori quando mi trovo oltreoceano per lavoro, per trovare ristoranti carini, farmacie o negozi di biciclette (la mia fissazione:-), anche per una questione di tempo. Ma la vera killer application (secondo me) del local search sono le mappe che indicano dove si trova il negozio/ristorante da raggiungere, mappe che salvo come immagini e carico poi sul mio Treo prima di uscire, incrociandone i dati con alcune utilities come ad esempio Métro.
Tornando ad MSN Italia, è dei giorni scorsi il lancio del blog di MSN Search Italia.

27.3.06

SEO "truffaldino"

A chi comprende l'inglese consiglio la lettura di questo post sul blog di SEO Black Hat: Make $200K+ a Year Running the SEO Scam.
L'articolo, in forma ironica ma neanche troppo, mette in risalto il tipico modo di operare di quanti, pur non avendo alcuna competenza in SEO/SEM, si buttano a capofitto in questo mercato per accaparrarsi una fetta di una torta sempre più ricca e saporita.
E non pensare che il "SEO scam" sia riferito solo al mercato oltreoceano: di persone/aziende che lavorano così ne circolano anche in Italia. Purtroppo.
Dico "purtroppo" perchè creano solo confusione in un mercato che, già di suo, ha le idee poco chiare, come ho ribadito più volte. Ma fa parte del gioco.
Molte aziende clienti finali di servizi SEO ci cascano, per poi ravvedersi. Peccato che intanto abbiano perso un anno di business...

25.3.06

Addio Paul

Paul Flaherty, uno dei fondatori e creatori di Altavista a metà degli anni '90, è morto nelle scorse settimane, anche se la notizia è trapelata solo nei giorni scorsi.
Aveva solo 42 anni, vittima di un infarto.
Altavista è stato il mio motore di ricerca preferito da quando ho scoperto internet, nel '95 (quando ancora Altavista era una property e showcase di Digital), fino alla fine del '99, quando ho cominciato ad alternarlo con il nascente Google.
Visto quanto indirettamente gli devo, non potevo non ricordarlo anche sul mio blog.

20.3.06

Beati gli ultimi?

Ho avuto occasione di leggere nel weekend sulla MList quest'esperienza di Mauro Facondo:
Alcuni giorni fa, durante un seminario su Internet i new media e la
comunicazione d’impresa, presso una prestigioso istituto di formazione
post universitario, dopo aver ascoltato attentamente il docente una
partecipante ha affermato:

“Quando cerco qualcosa sui motori di ricerca, la prima cosa che vado a
vedere sono gli ultimi risultati e non i primi dieci. Anzi vado
addirittura in fondo ... Perchè vuol dire che sono quelli che non hanno
pagato per farsi trovare nei primi posti …”

E' la prima volta che mi capita di sentire un comportamento del genere, non fosse altro che, per arrivare veramente "in fondo" ai risultati di una ricerca, occorre parecchio tempo e lo stesso Google, dopo qualche pagina di risultati, frequentemente ti piazza un messaggio del tipo
Al fine di visualizzare i risultati più rilevanti, sono state omesse alcune voci molto simili alle 450 già visualizzate.
In alternativa, è possibile ripetere la ricerca includendo i risultati omessi.
.
Ma visto che nella vita non si può mai escludere nulla, farò anch'io per curiosità qualche domanda in giro, cominciando da questo blog: tu quante pagine di risultati guardi al massimo? Hai mai provato a guardare i risultati di una ricerca partendo da quelli più lontani dalle "Top 20"?

16.3.06

Recruitment in Sems

Nuovi progetti, nuovi ambiziosi obietti, nuove sfide: un'agenzia di search marketing non può stare certo ferma quando il mercato è florido:-)
Per questa ragione, e per prepararci alle tante importanti novità che Sems ha in programma per questo 2006 (alcune delle quali saranno presentate al prossimo Search Engine Strategies di Milano; a proposito, se vuoi partecipare, qui trovi il coupon di Sems che vale il 20% di sconto per le sessioni a pagamento o l'ingresso gratuito all'area expo per chi non si preiscrive), abbiamo rimesso in moto la macchina del recruitment.
Cerchiamo (per i dettagli puoi seguire i link)
- SEO specialist senior e junior
- 1 project manager
- 1 keyword advertising specialist junior
- 1 SEM strategist
- sales account senior e junior.
Se ti piace lavorare nel mondo dei motori di ricerca come strumento di marketing e advertising e vuoi metterti alla prova su progetti importanti per clienti di spicco, mandaci il tuo CV.

The Economist parla di search marketing

Le segnalazioni di Andy Beal e di Mauro mi hanno ricordato che questa settimana su The Economist viene pubblicato il technology quarterly, questa volta con un focus sui motori. Un articolo che aspettavo, visto che sono stato inserito anch'io nella lunga lista degli specialisti intervistati (di tutto il mondo, nominati poi solo in parte dell'articolo) per questo Dancing with Google's spiders (una lunga chiacchierata che dopo riprendo).
Mi interessava soprattutto capire quale taglio sarebbe stato dato all'articolo, se pro o contro il SEO, dal momento che un pezzo su una testata di rilievo come The Economist può condizionare in positivo o in negativo l'opinione di un'azienda (ed i relativi investimenti) in ottimizzazione e keyword advertising.
Perchè questa mia curiosità? Perchè l'idea del pezzo è nata lo scorso novembre (i tempi lunghi della stampa...) nel pieno della "bufera Jagger", costata -come altri update di Google- visibilità e business a molti siti ed a molte aziende, di qualsiasi dimensione, e l'obiettivo del giornalista era quello di evidenziare la dipendenza che molte aziende hanno, per il loro business online, da Google, quanto Google sia in grado di condizionare le loro strategie.
Ne è nata così una lunga chiacchierata, quasi un'ora se non ricordo male (sono stato sentito a metà novembre), fatta di domande in parte economiche (per riassumere: quanto può pesare veramente Google per un'azienda che si promuove online) ed in parte tecniche, incentrate sulle metodologie sia white che black hat adottate dai SEO di tutto il mondo e le contromosse a Jagger ed agli altri "uragani" (agli update di Google viene solitamente affibbiato il nickname di un uragano, vi lascio immaginare il perchè;-)
Ne è uscito un articolo equilibrato, non tecnico per non spaventare il lettore comune, ma neanche troppo superficiale; con qualche spunto divertente (come quando descrive il buon Matt Cutts come sempre "assalito", ad ogni conferenza, da persone con le domande più disparate sugli algoritmi di G -ed infatti è proprio così, tanto è vero che Danny Sullivan ha addirittura trovato un nomignolo per la coda che circonda sempre Matt: i Cuttlets:-) e qualcuno graditissimo ai SEO, meno ai network di keyword advertising, come la testimonianza di un'azienda che ha deciso di stoppare i 50.000 Us$ di investimento mensile in keyword advertising per concentrarsi solo sul SEO.
Il commento finale del giornalista? "The financial stakes are so high that SEO firms will continue to look for new ways to boost their client's rankings. This is one dance, it seems, that will not be going out of fashion any time soon".

15.3.06

Google pro e contro

Mentre Massimiliano Magrini, country manager di Google Italia, attraverso un comunicato ai media difende la posizione di Google nell'annosa questione click fraud, Danny Sullivan pubblica le sue 25 ragioni per cui odia Google, unitamente (siamo in periodo di par condicio:-) alle 25 ragioni per cui ama Google.
Sulla questione click fraud, la realtà è molto più complicata di quanto possa trasparire dalle parole di Massimiliano. Il livello di sofisticazione raggiunto da quanti vogliono frodare Google e/o i suoi inserzionisti è diventato tale (siamo passati dalle orde di indiani pagati per fare click sui link sponsorizzati ai sistemi basati su computer "zombie", ovvero controllati da remoto all'insaputa del proprietario, che non generano click sui link, ma simulano poi anche visite per depistare i sistemi anti click fraud) che, pur potendo contare su fior di cervelli, Google fa fatica a stare dietro alle diavolerie che i frodatori s'inventano ogni giorno per fare soldi. Questo non vuol dire, come molti invece insinuano, che Google non stia seriamente affrontando il problema. Anche se, e qui sono invece concorde con le critiche lette su molti blog, le risposte date da Shuman Ghosemajumder, business product manager di Google, al SES di New York nella sessione dedicata alle frodi nel pay per click, sono state decisamente superficiali, in alcuni casi addirittura irritanti per chi ha posto le domande. Difficile però che potesse dire di più, visto che ogni parola di troppo avrebbe potuto causare scivoloni in borsa al titolo.

14.3.06

Anche Ogilvy si butta nel search marketing

Leggendo l'edizione online del New York Times, mi ha incuriosito questo articolo (è necessario registrarsi, gratuitamente, per poter leggerlo) dedicato al sempre più stretto rapporto che Madison Avenue ha con il search engine marketing; per chi non viene dal mondo dell'advertising, Madison Avenue negli USA è sinonimo di pubblicità, visto che è in quest'area di New York che hanno sede molte agenzie di spicco.
Che molte agenzie pubblicitarie si stiano muovendo per internalizzare il SEM (creando o comprando), è notizia tutt'altro che nuova. Quello che il NY Times vorrebbe far passare come novità è che anche Ogilvy si lancia nel search marketing, con il brand NeoSearch@Ogilvy ed un team di 150 persone sparse per il mondo, che dovrebbero diventare a breve 300.
150 persone in un colpo? In un settore dove il recruitment è ferocissimo (oltreoceano)? La cosa onestamente mi ha incuriosito così, guardando un po' i nomi di chi gestirà la struttura, è venuto fuori che in realtà NeoSearch@Ogilvy è un mix tra l'acquisizione di una poco conosciuta agenzia del Massachusset, Catalyst OnLine, e soprattutto un reimpasto di strutture che fanno capo al gruppo WPP, in particolare la recente scissione di mOne, con MindShare and OgilvyOne che tornano ad operare separati.
Cos'ha di particolare questa storia? Sicuramente i gran mal di testa che devono provare alcuni clienti WPP quando si parla di motori di ricerca, visto che solo un anno fa WPP aveva lanciato la SEM agency mSearch, operazione che sembrava dettata più dalla voglia di rispondere all'acquisto di iProspect da parte dei rivali di Aegis Media che non da un reale progetto di internazionalizzazione del servizio (alla fine dei fatti, l'operazione altro non era che il cambiar nome ad advancepositions.com), mSearch che ora sembra destinata (forse, chi lo sa?) a confluire nella nuova struttura di Ogilvy, almeno a giudicare dal fatto che a capo di NeoSearch ci sarà quel Stuart Bogaty già a capo di mSearch.
E in Italia? WPP ed il suo ex country manager Marco Benatti si stanno contendendo il controllo di Fullsix, l'agenzia che offre i servizi di SEM alle principali agenzie del colosso inglese.
Insomma, attorno al mondo del SEM tanto interesse ma anche tanta confusione, e non è un caso che ad approfittarne siano le agenzie più piccole:-)

11.3.06

Parola di Deloitte

Rileggendo un po' i comunicati stampa della scorsa settimana, ho trovato questo lancio della Reuters:
MILANO (Reuters) - TV mobile e telefonini 3G restano un successo solamente annunciato, l'applicazione killer del 2006 saranno i motori di ricerca internet, ormai al sorpasso sulle pur usatissime e-mail.

Lo dicono le previsioni in Italia di Deloitte per il settore Technology, Media and Telecommunications. 'Viaggiare in Internet usando i motori di ricerca diventerà l'applicazione digitale più utilizzata', spiega una nota di sintesi dei risultati, che vede nelle connessioni veloci uno dei fattori principali di questa evoluzione.
.

E se lo dice Deloitte... :-)
Sorrisini a parte, Deloitte ha rivelato quello che da un paio d'anni a questa parte è ormai un segreto di Pulcinella: la difficoltà a decollare dell'UMTS, tecnologia secondo molti nata già vecchia e che ha visto le principali compagnie telefoniche salassarsi per acquisire una licenza, è nota, mentre per la TV mobile ci dovrà essere prima la diffusione su ampia scala dei device, che ad ora non sembrano però interessare molto gli utenti.

9.3.06

Leveraging Search Data Beyond SEO And SEM

Sul pdf di Daily Net di ieri ho trovato un interessante articolo, con intervista a Gianpaolo Faprisco di Isobar, incentrato sul contenuto del numero del 1. marzo della newsletter "Search Insider" (si può leggere cercando negli archivi di mediapost.com previa sottoscrizione gratuita), dal titolo "Leveraging Search Data Beyond SEO And SEM".
Il punto centrale dell'articolo di Max Calehoff è l'utilizzo ancora sottovalutato dei dati del search marketing, ed in particolare delle parole chiave che gli utenti digitano, per far evolvere il business che si sta promuovendo, identificando ad esempio nuovi bisogni o esigenze da parte del navigatore target.
Quello di analizzare i dati frutto del SEM, visto che si tratta di una vera miniera d'oro per gli inserzionisti, è un tasto su cui batto da anni, anche attraverso gli articoli che ho scritto ai tempi su Web Marketing Tools e su altri media, così come negli interventi che ho tenuto in diverse conferenze o eventi dedicati ai motori. Eppure, ancora oggi, non se ne fa un utilizzo appropriato, anzi.
Per fare un esempio di cosa voglio dire, basti pensare che negli Usa molte major cinematografiche, prima di fare i casting per i film, hanno acquistato da Yahoo informazioni sugli attori ed attrici più cercati, così da sapere quelli più "in", capaci di trasformare la pellicola in un successo di botteghino. Oppure il caso di una band spagnola (di cui ora mi sfugge il nome), che ha avuto enorme successo anche negli Usa e la cui casa discografica che ne ha curato la diffusione oltreoceano aveva scoperto anche attraverso Google Zeitgeist, vedendoli svettare tra gli artisti più cercati in Spagna.
Per fare un esempio nostrano, e far capire che non occorrono per forza grandi investimenti per utilizzare in maniera intelligente questi dati, sul sito di Sems è da anni disponibile la case history di Holimites.com, la cui offerta turistica si è evoluta proprio attraverso un interessante mix di analisi delle parole chiave che hanno portato traffico sul sito ed interviste a campione ai loro clienti arrivati dal web.
Di esempi se ne potrebbero fare ancora molti (da come, nel 2000, quando ancora lavoravo in Datanord, l'evoluzione del sito di Zigulì si basò anche sull'analisi delle parole chiave che avevano portato traffico al sito, al più recente caso di Iveco, che probabilmente porterò come case history al SES di Milano, che anche attraverso il search engine marketing cerca di sviluppare il sito in funzione delle diverse tipologie di utenti che lo navigano), ma quello che voglio mettere in evidenza, e che è anche la domanda che pongo a molti prospect (soprattutto quanti non hanno attivo neanche un sistema di analisi dei file di log o una piattaforma di web analytics) è: tu che ti promuovi attraverso i motori, quanto sai veramente di cosa vuole il tuo possibile cliente?

Google nella scia di AdCenter per i demographics

Come ho scritto più volte nei giorni scorsi, al recente SES di New York uno dei catalizzatori dell'attenzione degli spender in keyword advertising è stato il nuovo MSN AdCenter, ancora in fase di beta negli USA e caratterizzato dalla possibilità di poter fare delle scelte sociodemografiche in fase di impostazione della campagna (è possibile, attraverso i dati di quanti fanno il login a Passport prima di navigare, fare in modo che un certo link sponsorizzato compaia solo a chi ad es. è maschio di una certa fascia d'età). Impossibile sapere, visto che i referenti di MSN hanno sempre risposto picche alla domanda, quale percentuale di navigatori sia effettivamente profilata sul totale di chi cerca su MSN Search.
Ora leggo e vedo nel mio pannello adwords (ho l'abitudine di accedere al pannello in lingua inglese, non so se lo stesso box di alert sia disponibile in lingua italiana) che anche Google, per non essere da meno, ha aggiunto opzioni demografiche (disponibili per ora solo per chi pianifica campagne verso gli Usa) al suo Site Targeting: è possibile cioè ora scegliere i siti su cui far comparire il proprio advertising (grafico o testuale, pagato a CPM) non più solo in base ai contenuti di questi, bensì ora anche sul profilo demografico di chi li naviga. A fornire i dati demografici è comScore Media Metrix, attraverso il proprio panel di utenti monitorati.
Solo il tempo potrà dire se questa novità sia realmente utile a chi pianifica AdWords: se i pareri sul content targeting di Google sentiti all'ultimo SES sono sempre più negativi che positivi (nella sessione dedicata alla click fraud, molti inserzionisti si sono lamentati che i maggiori tentativi di frode arrivano proprio dai siti di contenuti), il site targeting finora sembra addirittura più un flop che un reale vantaggio; di certo la qualità di molti siti proposti da Google non aiuta, ma questo è anche questione di tempo.

3.3.06

SES New York giorno 4

La giornata finale del SES di New York è stata quella che ha riservato le sessioni per me (nato come SEO) più interessanti, "meet the crawlers" ed "organic listings forum".
Della prima ho apprezzato la decisione di Danny Sullivan di farla tornare un evento interattivo con i partecipanti: negli ultimi SES i rappresentanti dei motori non avevano fatto altro che presentare noiosi powerpoint sulla loro share di mercato, sul perchè sono i più fighi, sulle novità più o meno "nuove"...
Questa volta niente di tutto questo: palla al centro e via alle domande dei presenti, che hanno spaziato dal perchè i motori hanno tempi e modi di indicizzazione differenti (con il consiglio, da parte dei motori, di utilizzare le soluzioni di sitemaps -quella di Google ora fornisce anche la posizione occupata dalla pagina per una certa parola chiave al momento di ricevere il click- od i feed rss (Yahoo ed MSN) per informare i motori sullo stato di aggiornamento delle pagine) a cosa sia Bigdaddy ed alla reale importanza del pagerank nella visibilità di un sito (la maggior parte delle domande era ovviamente rivolta a Matt Cutts di Google), alla solita domanda sul perchè ai motori non piaccia Flash.
Non sono emerse risposte rivoluzionarie, ma ogni tanto un "back to basics" torna utile.
La seconda è da sempre invece un punto di riferimento per i SEO che partecipano al SES. Sul palco, relatori di primissimo piano: il "black hat" David Naylor, il "black hat convertito in white hat" Todd "Oilman" Friesen, il sempreverde Bruce Clay e Mike Grehan. Ci poteva stare, secondo me, anche Greg Boser, che pure era in giro per il SES ed autore in passato di "perle di saggezza" quali "Cosa significa PPC? Porn, Pills & Casinos", "Non sei un vero SEO finchè i motori non ti hanno bannato almeno un sito" e ancora "Piantala di cercare le soluzioni più strampalate per reindirizzare una doorway page. Sii uomo: usa il cloaking!".
Tra le cose ribadite, l'importanza di ospitare le pagine per le quali si vuole avere visibilità su server nella nazione target e con IP riconosciuto come di quella nazione (ma occhio a quali altri siti si trovino su quel IP, onde evitare di finire in mezzo ad affiliati di viagra e porno) e l'importanza del mod rewrite per i siti con URL dinamiche spesso kilometriche.
Interessante l'osservazione di Bruce Clay alla domanda se sia possibile con un sito "vero" avere visibilità laddove regnano le doorway pages ed i siti di affiliati: "se in una industry dominano le doorway pages, Google vede quel tipo di siti come standard per quella industry, quindi per ottenere visibilità dovrai per forza fare spam".
Sempre di Bruce Clay un'altra frase interessante, ricollegata a tutte le novità di personalizzazione di ricerca offerte dai motori, ovvero che il SEO come lo abbiamo inteso in questi anni è destinato a cambiare nel giro di 6/12 mesi (quantomeno negli USA) proprio perchè sempre più spesso le risposte dei motori sono costruite intorno alle abitudini ed ai comportamenti online degli utenti; questo soprattutto per Yahoo ed MSN, che possono contare su una vastissima base di utenti profilati, cosa che attualmente non ha ancora Google.
Per maggiori dettagli sulle sessioni, anche stavolta rimando all'ottimo SEroundtable.
Complessivamente è stato un SES interessante; forse non il migliore quanto a contenuti, ma ha risposto alla curiosità delle migliaia di presenti sul tema search marketing. Ora vediamo cosa succederà con il SES in programma ad aprile a Milano.

2.3.06

SES New York giorno 3

Il search engine marketing può veramente "fare brand"? Ieri se n'è discusso parecchio qui a New York (non fosse altro perchè NY è la città delle grandi agenzie pubblicitarie e da Madison Avenue qualcuno guada con un certo fastidio a questo evento, per molti "ruba budget"), ma ancora una volta non si è arrivati ad una risposta "provata", mancano ancora le metriche idonee per definire quanto la presenza di un brand tra i risultati di ricerca possa supportarne la brand awareness.
E' vero che ci sono ricerche, commissionate da entrambe le sponde dell'oceano (quella di iProspect negli Usa e quella di Sems/Nextplora in Italia, per citarne due) che indicano come gli utenti tendano a ritenere leader di settore (o comunque player rilevante) quelle aziende che trovano ai primi posti dei risultati organici per una parola chiave attinente a quel settore, ma da qui a dire di poter costruire un brand solo con il SEM ancora ce ne corre. E, credo, alla fine non sia neanche quello che le aziende vogliono fare attraverso i motori, per molti principalmente uno strumento di direct marketing.
Nella sessione "SEM & branding" mi sarebbe piaciuto vedere qualche grande agenzia commissionare delle ricerche di mercato per misurare la crescita della notorietà di un brand dopo una campagna di search marketing, cosa che viene frequentemente condotta dopo campagne televisive, ad esempio (anni fa lo fece anche lo IAB Italia per dimostrare l'efficacia dei banner a supporto della brand awareness; non sarebbe male se SEMPO commissionasse una ricerca del genere), ma evidentemente è ancora troppo presto o chi ha commissionato ricerche di questo genere preferisce non diffonderne i risultati).
Quello che è emerso (anche attraverso la misurazione del "buzz", il "rumore" che una campagna crea, ad esempio con l'incremento di ricerche per determinate parole) è che comunque il SEM dev'essere integrato anche in quelle campagne che non puntano all'azione ma solo a far conoscere un marchio o un prodotto perchè, volenti o nolenti, le persone poi nei motori per saperne di più su quella marca ci vanno, e se non trovano nulla non è certamente un punto a favore.
La giornata di ieri è stata per me l'occasione anche di rivedere un po' di persone che non vedevo da tempo; tra questi Gianluca Carrera, già alla guida di Godado ed Overture Italia nella sua fase di start-up, ora in giro per il mondo per Yahoo Search Marketing, incontrato a margine della sessione "Search advertising: now & future" (di cui ClickZ riporta un interessante resoconto).
A chiudere la giornata Danny Sullivan con il suo "evening forum", un'ora per discutere a ruota libera dei temi legati più o meno direttamente al SEM con i presenti, con domande del tipo "lavoro per un'agenzia che fa siti in flash: cosa fanno i motori perchè Flash sia finalmente indicizzabile"? (chi lavora in questo mondo comprenderà il perchè tra la folla siano scoppiate risate).
Anche stavolta rimando a Search Engine Roundtable per maggiori dettagli.
Oggi giornata conclusiva. Chissà se qualcuno dei tanti presenti qui a NY farà un salto anche al SES milanese?

1.3.06

SES New York giorno 2

Seconda giornata di SES nuovayorkese, caratterizzata dall'apertura dell'area expo; un'area espositiva che, per alcuni dettagli, mi ha fatto venire in mente lo Smau degli anni d'oro di Internet, ovvero tanta "caciara" per attirare l'attenzione, senza però entrare nel dettaglio di cosa lo stand punta a promuovere.
Capita così di ricordarmi uno stand con una grande "ruota della fortuna" ed un'avvenente biondina che ti invita a provare per vincere un iPod, ma di non aver assolutamente capito chi siano e cosa promuovano. Oppure di venire attratto dalla baraonda attorno allo stand di Dart Search, tutto musica e concorsi con ricchi premi e cotillon, ma nessun monitor dove poter vedere la piattaforma in azione (a meno che questo non si trovasse nello stand di doubleclick di fronte, oggi verifico meglio:-).
Di cose interessanti se ne sono viste, ma nessuna novità assoluta. Troppo vicino l'evento di NY a quello di Chicago per proporre chissà quali innovazioni, una cosa di cui si sono resi conto anche gli organizzatori, che per il 2007 lo hanno spostato ad aprile. Una cosa che mi ha incuriosito è stato l'elevato numero di visitatori di madrelingua russa. A quando un SES Moscow?
Tornando alla giornata di sessioni, una delle più movimentate (ma sempre nei limiti dell'educazione; qualche commento fuori della sala è stato decisamente più pepato) è stata quella dedicata alla click fraud, i click fraudolenti che danneggiano gli inserzionisti delle campagne di keyword advertising. Sul palco, da una parte Greg Boser, che di recente ha fatto un test sui propri clienti per dimostrare quanto ancora oggi sia facile imbrogliare gli algoritmi antifrode dei motori, e Jessie Stricchiola, che dal 2001 segue l'evolversi del fenomeno anche come consulente, dall'altra i rappresentanti di Google e Yahoo search Marketing (Overture), le cui risposte non hanno soddisfatto i presenti, che si sentono ancora troppo trascurati nelle richieste di verifica e rimborso che portano avanti (in un sondaggio al volo per alzata di mano tra i preseti in sala, solo una minima parte di chi ha esposto un presunto caso di frode è arrivato ad ottenere un rimborso).
Decisamente ingegnosi i metodi sviluppati da chi vuole frodare (spesso inserzionisti adsense che vogliono rimpolpare il proprio conto), visto che si arriva addirittura ad utilizzare network di computer "zombie" (computer controllati da remoto all'insaputa del legittimo proprietario) per generare click e simulare vere e proprie visite. Mi torna in mente la perenne lotta tra doping ed antidoping, col primo che è sempre un passo avanti.
Per le altre sessioni, l'invito è a fare riferimento al sempre ottimo SE roundtable. L'unica sessione che credo non abbiano seguito è quella "meet the search ad vendors". Ma qui, MSN AdCenter con le sue novità a parte, l'unico spunto degno di nota è la domanda di un signore tedesco responsabile di un'agenzia pubblicitaria a Katie Vijungco, adwords manager di Google.
- "Voi riconoscete commissioni alle agenzie?"
- "no"
- "ne è proprio sicura?"
- (cito la risposta inglese, rende meglio) "Yes. Period."

Seguita dall'immediata frecciatina di un altro presente "come mai il vostro titolo è crollato in borsa?".
Ed a proposito di frecciatine ed attacchi a Google, favoloso David Vise, autore del libro "The Google Story" ed assomigliante fisicamente a Bill Gates, che, spalleggiato da Jeremy Zawodny di Yahoo, in una sessione che lo vedeva seduto a fianco di Matt Cutts di Google, prendendo spunto dal nuovo Explorer 7 ha svelato in maniera esilarante i piani di Microsoft per distruggere Google. "L'unica cosa che resterà di Google è il cappellino che ho in testa" ha concluso tra le risate dei presenti.

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